The Dark Pictures Anthology: non chiamateli semplici videogames

Nel mondo dei videogames prendono sempre più piede gli story driven: giochi concentrati esclusivamente sull’aspetto narrativo e con una trama in continua evoluzione che muta in base alle decisioni prese dal giocatore.

Dal 2015 ad oggi ne sono usciti molti soprattutto per il genere horror e, sebbene fra questi vi siano titoli a cui vale la pena giocare, senz’ombra di dubbio i più interessanti finora distribuiti sono Man of Medan e Little Hope, i primi due titoli della raccolta The Dark Pictures Anthology.

Perché i giochi The Dark Picture Anthology hanno una marcia in più rispetto ad altri story driven

The Dark Pictures Anthology è un’antologia di giochi a tema survival-horror sviluppata da SuperMassive Games per la Bandai Namco. Il progetto prevede la pubblicazione di otto titoli e, nell’attesa che a fine maggio 2021 venga divulgato il primo gameplay del terzo volume, House of Hashes, è giusto dare il merito a questi studios indipendenti per l’ottimo lavoro fatto finora.

Little Hope e Man of Medan sono story driven ma, se si paragonano a videogames tipo Life is Strange o a quelli della Telltale Games, sono di gran lunga superiori e forse sarebbe più corretto chiamarli film interattivi dato che hanno alcune caratteristiche che li distinguono dagli altri giochi.
Più nello specifico:

  • la fotografia è prettamente di tipo cinematografico, quindi con cambio di inquadrature anche repentine, tipico del montaggio video.
  • i protagonisti del gioco sono stati creati modificando in-game il volto di attori reali. Alcuni di loro hanno recitato in Black Mirror, Le Cronache di Narnia, Orphan Black etc.
  • il doppiaggio originale è a opera di attori più o meno famosi.

Riconoscere volti già visti in una serie TV, o non poter tornare a un salvataggio precedente per “aggiustare” gli eventi, dà vita a un esperienza nuova di gioco. In pratica, è come sentirsi dentro un film.

Man of Medan e Little Hope: perché giocarci.

Man of Medan e Little Hope hanno storie separate ma all’interno del gioco vi sono dettagli che richiamano l’uno all’altro.

La trama è avvincente e piena di colpi di scena per entrambi titoli e non è esagerato dire che Little Hope più che un videogames sembra una pellicola diretta da Christoper Nolan. 

Gli unici lati negativi finora riscontrati riguardano la manovrabilità dei personaggi di Man of Medan. A differenza, per esempio, di The Walking Dead New Frontier, i movimenti sono poco fluidi. Non stupitevi quindi se camminando talvolta urterete gli ostacoli!

Allo stesso modo, la risposta dei personaggi (sia questa una frase verbale o un’azione), è lenta e ciò comporta che l’attesa, oltre ad immortalarli in pose buffe e innaturali (a discapito della suspense tipica dell’horror), rende le conversazioni poco scorrevoli.

Questi difetti sono stati comunque corretti in Little Hope e, come annunciato dagli sviluppatori, la giocabilità sarà ancora migliore in House of Hashes.

Considerazioni finali.

Perché consigliare la serie The Dark Pictures Anthology?

Essendo videogames improntati sulla narrazione sono piacevoli e per nulla impegnativi. Non richiedono particolari abilità e risultano così fruibili anche per gamer inesperti.

Inoltre non sono eccessivamente lunghi e, in base alle scelte fatte in partita, la storia si può completare in due o cinque ore.

Se piace il genere horror sono un’ottima alternativa al film del dopocena quando si ha voglia di giocare senza dover concentrarsi troppo.

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